Il World Prematurity Day (La Giornata Mondiale del Prematuro) è una giornata internazionale riconosciuta dal Parlamento Europeo e che si è sempre più diffusa negli anni grazie al lavoro dell’European Foundation for the Care of Newborn Infants – EFCNI. Si celebra il 17 Novembre in oltre 60 Paesi in tutto il mondo e fu istituita nel 2008 proprio dall’EFCNI.
Come è nata questa giornata e cosa significa?
Scopriamolo insieme!
ORIGINE DEL WORLD PRAMATURITY DAY
Tutto iniziò nel 1997, quando Silke Mader, una delle co-fondatrici dell’EFCNI, partorì prematuramente a 25 settimane di gravidanza due gemelli; uno dei due bambini purtroppo morì dopo una settimana, mentre l’altro sopravvisse e ora è un adolescente sano e in crescita. Fu proprio questa difficile esperienza che fece capire a Silke Mader che c’erano delle importanti lacune nell’assistenza ai bambini prematuri.
Nel 2008 ha co-fondato l’European Foundation for the Care of Newborn Infants (EFCNI), insieme al neonatologo Matthias Keller, all’avvocato Thomas Föringer e al papà Jürgen Popp, tutti con lo stesso obiettivo comune: migliorare significativamente l’assistenza dei neonati pretermine e delle loro famiglie a livello europeo.
La Fondazione Europea per l’Assistenza ai Neonati (EFCNI) è la prima organizzazione e rete paneuropea a rappresentare gli interessi dei neonati pretermine e delle loro famiglie, riunendo genitori, esperti sanitari di diverse specialità e scienziati, con l’obiettivo comune di migliorare la salute a lungo termine dei bambini pretermine e dei neonati, assicurando la migliore prevenzione, trattamento, assistenza e sostegno possibili.
Per aumentare la visibilità del problema e cercare di sensibilizzare sempre più Paesi e sempre più persone, nel 2009 decisero di instituire una Giornata Internazionale dedicata alla prematurità. La scelta del giorno per celebrare questi piccoli guerrieri ricadde sul 17 Novembre, non solo perché era la data in cui ci fu la prima riunione delle organizzazioni di genitori EFCNI, ma soprattutto perché quel giorno uno dei fondatori, Jürgen Popp, divenne finalmente papà, dopo aver dovuto affrontare la perdita di tre gemelli proprio a causa di una nascita pretermine.
Due anni dopo questa giornata venne battezzata con il nome che oggi conosciamo: World Prematurity Day.
Negli anni moltissime organizzazioni mondiali si unirono in questa campagna di sensibilizzazione, tra cui l’organizzazione statunitense March of Dimes, l’organizzazione africana LittleBigSouls, la National Premmie Foundation australiana e molte altre.
L’OBIETTIVO DI QUESTA GIORNATA
L’obiettivo del World Prematurity Day non è solo di celebrare simbolicamente tutti i bimbi nati prematuri, ma adoperarsi attivamente affinché le mancanze che ancora oggi ci sono nell’assistenza prenatale vengano colmate.
È un momento in cui diffondere e informare sui mezzi ad oggi disponibili per migliorare gli esiti post-natali dei bimbi pretermine, ma anche sull’assistenza prenatale, fornendo il giusto supporto in gravidanza, nel tentativo di ridurre il numero dei parti pretermine che negli anni sta aumentando a livello globale.
I NUMERI DEI PREMATURI NEL MONDO
Nascere prematuramente è un problema ad oggi ancora molto sottovalutato. Si pensi che ogni anno circa 15 milioni di bambini nascono prematuri. Questo equivale a più di un bambino ogni 10. Ma i numeri che devono allarmare è che, di questi, circa 1 milione muore per complicanze legate alla prematurità e, quel che è peggio, per cause molto spesso prevenibili. Molti dei bambini sopravvissuti devono affrontare una vita di disabilità, tra cui disturbi dell’apprendimento e problemi alla vista e all’udito.
Questi numeri interessano tutto il mondo: su 184 Paesi, il tasso di nascite pretermine varia dal 5% al 18%.
Si definisce nato prematuro un bambino che nasce prima delle 37 settimane di gestazione completate.
Si distinguono 4 sottocategorie di nascite pretermine che si basano sull’età gestazionale:
A livello globale la prematurità è la principale causa di morte nei bambini di età inferiore ai 5 anni, con incidenza che varia da paese a paese, con numeri molti più alti nei Paesi più poveri.
Nei Paesi a basso reddito, la metà dei bambini nati da prima della 32esima settimana di gestazione muore a causa della mancanza di cure praticabili ed economicamente vantaggiose, come il calore, il sostegno all’allattamento al seno e le cure di base per le infezioni e le difficoltà respiratorie. La situazione è più favorevole nei Paesi ad alto reddito, dove quasi tutti questi bambini sopravvivono, il che significa che con le giuste attenzioni basilari al momento della nascita gran parte di questi bambini può sopravvivere!
I NUMERI ITALIANI
In Europa le percentuali di parto pretermine sono intorno al 5-10%, con un valore tendenzialmente in aumento, a causa dell’incremento delle gravidanze gemellari, per gran parte dovute alla fecondazione assistita. In Italia nel 2019 sono nati 435 mila bambini (dati ISTAT) e circa 32000 (~7%) all’anno sono pretermine (dati SIN).
Tra i nati pretermine, i bambini sotto i 1500 grammi di peso (l’1% delle nascite, circa 4.400) rappresentano quelli più a rischio. I bambini con un peso tra i 1500 gr e i 2500 gr, invece, rappresentano circa il 6.4% delle nascite (dati CEDAP).
Sono molte le problematiche a cui vanno incontro i neonati pretermine, come la difficoltà a mantenere una adeguata temperatura corporea causata dalla povertà dei depositi di grasso e della ampia superficie cutanea che non permettono un’adeguata termoregolazione. Possono andare incontro anche a crisi di apnea, ovvero un improvviso arresto respiratorio spesso seguito da riduzione della frequenza cardiaca.
Queste apnee sono piuttosto frequenti nei neonati altamente pretermine e sono causate da un mancato stimolo del sistema nervoso centrale sui muscoli respiratori e/o da una ostruzione delle vie aeree superiori. Inoltre, a prescindere dalla causa, molti bambini estremamente prematuri e molto prematuri hanno persistente sofferenza respiratoria e una continua necessità di supporto respiratorio, ovvero presentano una dipendenza prolungata dalla somministrazione di ossigeno.
Alcuni bambini vengono svezzati con successo in alcune settimane; altri sviluppano una malattia polmonare cronica (displasia broncopolmonare – BPD) con necessità di supporto respiratorio prolungato. Una problematica molto diffusa è quella della difficoltà respiratoria detta Sindrome da Distress Respiratorio (RDS), una malattia polmonare, rappresentata in primo luogo dalla malattia delle Membrane Ialine, che presenta compromissione respiratoria nelle prime ore dopo la nascita.
Si tratta di una patologia causata da un ritardo di maturazione polmonare e dal deficit di produzione di una sostanza chiamata surfattante, che è alla base dello sviluppo di tale malattia. I polmoni sono uno degli ultimi sistemi di organi fetali a maturare e il rischio di RDS è inversamente correlato all’età gestazionale. Infatti, la maggior parte dei bambini nati dopo 34 settimane di gestazione produce surfattante sufficiente a prevenire il collasso alveolare. Il neonato presenta un aumento della frequenza respiratoria accompagnata ad un respiro affannoso. La terapia si basa sulla somministrazione di ossigeno, sul supporto respiratorio e sulla somministrazione di surfattante.
PERCHÉ AVVIENE UN PARTO PREMATURO?
I fattori di rischio che portano ad un parto pretermine sono molteplici e variano anche in funzione delle condizioni sociali del Paese. Le principali cause individuate sono le infezioni della madre, che nei Paesi più poveri rappresentano una delle cause principali insieme alle condizioni di vita stressanti e precarie, poi abbiamo la tendenza a fare figli in età sempre maggiori e il ricorrere alla fecondazione assistita, che comporta un aumento di gravidanze multiple e a rischio, e fattori cronici di salute come obesità, ipertensione e diabete, patologie sempre più diffuse. Inoltre, alcuni di questi parti pretermine (circa un terzo) non avviene spontaneamente ma in condizioni particolari durante la gravidanza, come la preeclampsia, che metterebbero a rischio sia la mamma che il bambino, per cui si deve ricorrere il prima possibile al parto cesareo o all’induzione precoce del travaglio.
È indubbio che ancora servono numerosi studi per capire esattamente perché si inneschi un parto pretermine e numerosi centri di studio stanno investendo in questo. Si crede che anche la genetica giochi un ruolo determinante, ma non si sa in che misura e poterlo sapere con anticipo aiuterebbe ad agire per tempo.
Fortunatamente si sta investendo molto in ricerca in questo senso e nonostante la tendenza mondiale sia quella di avere un aumento delle nascite premature, anche il tasso di sopravvivenza è migliorato. Negli anni 80 la maggior parte dei bambini nati molto pretermine (28 settimane di gestazione) non superava il primo anno di vita, mentre oggi il 90% di questi bambini sopravvive e cresce normalmente (percentuale che ovviamente varia molto con le condizioni del paese).
CHE COSA FARE PER MIGLIORARE L’ASSISTENZA PRENATALE
Ogni anno in occasione del World Prematurity Day le varie organizzazioni, fondazioni e società scientifiche organizzano eventi che si incentrano sulle cure prenatali e postnatali, focalizzando proprio l’attenzione su come migliorare le attenzioni primarie non solo sul neonato prematuro, ma già a partire dalla gravidanza, con l’obiettivo di scongiurare il parto pretermine.
Tra le varie iniziative negli anni, ci fu quella della SIN incentrata sulla “Zero Separation“, ovvero che i genitori dei neonati prematuri non sono semplici visitatori, ma parte integrante della cura, cercando di favorire in tutti i modi il contatto pelle a pelle fin dalla nascita e l’allattamento al seno, momenti fondamentali per un sano sviluppo del neonato e di cui ogni bambino ha il diritto di beneficiare. La SIN ha poi organizzato un incontro per presentare la versione italiana degli “Standards of Care” dell’EFCNI, con l’obiettivo di uniformare le cure nelle Terapie Intensive Neonatali italiane.
Anche quest’anno il tema della giornata si incentra sulla vicinanza e partecipazione dei genitori fin dai primi respiri del bambino: “L’abbraccio di un genitore: una potente terapia”, anche qui con l’obiettivo di sensibilizzare ed informare sull’importanza del pelle a pelle fin dalla nascita.
Numerosi studi evidenziano come, la cosiddetta tecnica della madre canguro (kangaroo mother care), che consiste nel tenere il bambino a stretto contatto a pelle con la madre, sembra contribuire alla sopravvivenza dei neonati prematuri, come anche l’allattamento al seno, o la disponibilità di dispositivi semplici per la ventilazione meccanica.
L’OMS ha sviluppato delle linee guida (WHO recommendations on interventions to improve preterm birth outcomes) appositamente incentrate sulle nascite pretermine, raccogliendo tutte le raccomandazioni per migliorarne gli esiti. Queste linee guida hanno l’obiettivo di aumentare le possibilità di sopravvivenza e gli esiti sanitari dei neonati pretermine ed includono interventi per la madre – ad esempio iniezioni di steroidi prima del parto, antibiotici quando si rompono le acque prima dell’inizio del travaglio e solfato di magnesio per prevenire futuri problemi neurologici del bambino – e interventi per il neonato – ad esempio cure termiche per evitare la dispersione di calore al momento della nascita, sostegno all’alimentazione, la kangaroo mother care, un uso sicuro dell’ossigeno e altri trattamenti per aiutare i bambini a respirare più facilmente.
Vuoi saperne di più su quali sono le raccomandazioni da tenere in considerazione durante la prima ora del neonato?
Leggi questo articolo:
Durante questi anni di Covid in Italia i parti pretermine hanno avuto un’impennata: la Società Italiana di Neonatologia ha rilevato che nelle donne che hanno contratto il Covid durante la gravidanza, la prematurità è arrivata al 19,7%. Allo stesso tempo la chiusura degli ospedali ai visitatori per il rischio dei contagi ha reso più difficoltoso il sostegno alle mamme da parte dei partner durante il parto e i primi giorni post-parto, così come il rooming-in, rendendo ancor più difficoltoso l’avvio dell’allattamento al seno e la Zero Separation. Basti pensare che nei primi giorni di vita comincia ad allattare al seno, anche se sempre in maniera esclusiva, oltre il 90% delle donne, ma arriva a farlo esclusivamente al seno alla dimissione dall’ospedale il 77%, quota che si riduce drasticamente al 31% a 4 mesi di vita del bambino e al 10% a 6 mesi di vita (l’OMS raccomanda un allattamento esclusivo al seno almeno per i primi 6 mesi di vita).
Non tingiamoci di viola solo in occasione del World Prematurity Day, ma cerchiamo di farlo ogni giorno. Dobbiamo impegnarci per prevenire le cause di morte nei prematuri e migliorare l’assistenza, già a partire dalla gravidanza, ai neonati pretermine, in particolare, e a tutti i neonati, le mamme ed i papà, in generale. Prendiamoci cura di ogni nuova famiglia che nasce.
Dedichiamo questa giornata a questi piccoli guerrieri, che già dal primo respiro devono imparare a lottare, a tutti i genitori che devono affrontare questa sfida e a tutti i sanitari che stanno loro accanto e li guidano e supportano in questo difficile percorso.
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BIBLIOGRAFIA:
(1) Liu L, Oza S, Hogan D, Chu Y, Perin J, Zhu J, et al. Global, regional, and national causes of under-5 mortality in 2000-15: an updated systematic analysis with implications for the Sustainable Development Goals. Lancet. 2016;388(10063):3027-35.
(2) Blencowe H, Cousens S, Oestergaard M, Chou D, Moller AB, Narwal R, Adler A, Garcia CV, Rohde S, Say L, Lawn JE. National, regional and worldwide estimates of preterm birth. The Lancet, June 2012. 9;379(9832):2162-72. Estimates from 2010.
(3) World Health Organization. “WHO recommendations on interventions to improve preterm birth outcomes.” (2015).
(4) https://www.sin-neonatologia.it/giornata-mondiale-della-prematurita-2021/