La terapia infusionale ci consente di somministrare farmaci o liquidi direttamente nel circolo ematico, attraverso un dispositivo vascolare posizionato in una vena periferica o centrale.
Questo ci consente di ottenere:
- un rapido assorbimento del farmaco;
- Il mantenimento di un dosaggio costante nel tempo;
- somministrazione di farmaci in bolo per un effetto immediato.
Le sostanze infuse hanno delle caratteristiche fisico-chimiche (osmolarità, PH) che possono renderle potenzialmente dannose per l’endotelio dei vasi.
Osmolarità
Esprime la concentrazione di una soluzione e ne determina la sua pressione osmotica, sapendo che la pressione osmotica fisiologica del corpo umano è pari a 280 mOsm/kg, valori che si discostano, per eccesso o per difetto, risultano potenzialmente dannose per i vasi sanguigni.
PH
Concentrazione di ioni idrogeno che determina il grado di acidità o di basicità di una soluzione.
Le soluzioni ed i farmaci in commercio possono avere range di PH più ampi.
Classificazione del rischio
In base ai valori di osmolarità e PH distinguiamo 3 classi di rischio:
- Basso rischio: osmolarità < 450 mOsm/l, ph 5-7 e farmaco non vescicante;
- Rischio moderato: osmolarità 450-600 mOsm/l, o ph 4-5 o 7.5-9 e farmaco non vescicante;
- Rischio alto: osmolarità > 600 mOsm/l, ph < 4 o > 9, o farmaco vescicante.
Classificazione dei farmaci
Non vescicanti
- Non provocano irritazione
Irritanti
- Provocano reazione infiammatoria ma non danno permanente
Vescicanti
- Possono provocare danno cellulare e distruzione tessutale fino ad esposizione delle strutture più profonde.
lIsta farmaci vescicanti non citotossici
Lista di farmaci (antibiotici) dal rischio moderato
Lista di farmaci dal rischio elevato
Emodiluizione
Il principio cardine sul quale basare la scelta del catetere vascolare appropriato ad una determinata terapia farmacologica è l’emodiluizione, ossia la diluizione che il farmaco riceve appena raggiunge il torrente circolatorio.
La tolleranza umana del PH e dell’osmolarità non è stata ben studiata, ma è dato certo che maggiore sarà il flusso venoso, maggiore sarà la diluizione che il farmaco riceverà al suo ingresso nel vaso, maggiore sarà la tolleranza dell’endotelio del vaso a:
- Valori di PH estremi
- Osmolarità elevate
- Sostanze lesive di altra natura
Come si può notare dall’immagine sovrastante il flusso venoso maggiore viene raggiunto all’interno della vena cava superiore, che risulterà quindi il sito più sicuro nel quale infondere farmaci e soluzioni. Procedendo in senso centrifugo il flusso diminuisce e quindi aumenterà il rischio di incorrere in danni endoteliali (flebite, tromboflebite) dovuti alle soluzioni infuse.
Altri criteri da considerare per la scelta del catetere venoso da utilizzare sono:
- Diluente (determina l’osmolarità finale della soluzione)
- PH
- Metodo di somministrazione (continua, intermittente, bolo)
- Velocità di infusione
- Numero di infusione
- Necessità di eseguire prelievi multipli
In base a questi criteri uniti alla durata ipotetica della terapia possiamo indirizzare la scelta come segue:
SHORT PIVC (SPIVC)
- PH fisiologico, soluzioni isotoniche
- No infusioni continue di farmaci irritanti o vescicanti
- Terapia salvavita (es vasopressori), passare prima possibile ad infusione
- Basse concentrazioni di destrosio (<10%) e proteine (<5%)
- Non utilizzare vene profonde
MIDLINE
- Farmaci e soluzioni tollerati dai vasi periferici (ph 5-9, osm <650)
- NO infusioni continue di farmaci vescicanti, NP o PH ed osmolarità estremi
- Aumentare la sorveglianza in caso di infusione di vescicanti o irritanti
- Valutare rischi e benefici in caso di infusione di vescicanti per più di 6 giorni
CVAD (CICC, FICC, PICC)
- Utilizzare sempre quando il beneficio supera il rischio
- Infusioni continue di farmaci irritanti, vescicanti, NP
- Prelievi multipli
- Monitoraggio emodinamico
- Ripetuti posizionamenti di SPIVC o patrimonio venoso compromesso
PRODOTTI CORRELATI
Bibliografia
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